L'ampliamento volumetrico è da considerarsi una ristrutturazione o crea una pertinenza?


L’ampliamento di un fabbricato preesistente non crea una pertinenza, bensì deve essere classificato come una ristrutturazione edilizia. La parte realizzata come ampliamento diventa parte integrante dell’edificio preesistente, lo completa: manca quindi l’autonomia rispetto all’edificio principale, che è uno dei requisiti che un manufatto deve possedere per essere considerato una pertinenza. 

L’intervento si classifica come ristrutturazione edilizia e richiede il permesso di costruire. Infatti, in base al testo Unico dell’Edilizia si tratta di un lavoro che porta ad un organismo edilizio diverso dal precedente e che altera la volumetria dell’edificio. Chi realizza l’intervento deve essere consapevole della sua rilevanza e deve verificare quale procedura è necessario seguire. 

La Cassazione ha preso in esame un caso in cui, il proprietario di un immobile aveva realizzato un intervento di ampliamento senza permesso. Il Comune aveva rilevato la presenza di un abuso edilizio e imposto il ripristino della situazione preesistente oltre al pagamento di una sanzione. Il proprietario sosteneva che si trattasse di una pertinenza e che quindi non fosse necessario il permesso di costruire. Ma i giudici hanno suonato queste argomentazioni facendo leva sulla qualificazione dell’intervento edilizio. La Cassazione ha spiegato che l’ampliamento è una ristrutturazione edilizia e che, trattandosi di un edificio vincolato, non ci sono dubbi sull’obbligo di ottenere preventivamente il permesso di costruire. 

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